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Radici di Porto Viro

Porto Viro è situato al centro del delta del Po e il suo nome deriva proprio dal luogo dove fu realizzato il taglio del fiume: era un piccolo insediamento sul mare Adriatico, a est dei cordoni di dune, alla foce del Gaurus, uno dei tanti fossi-canali che si intrecciavano nella zona.
Il territorio è compreso tra il ramo principale del Po di Venezia e il Po di Maistra a sud, il ramo del Po di Levante a nord e il mar Adriatico a est; racchiude oltre ad un terreno fertile e produttivo anche elementi tipici del delta: le valli palustri, ricche di fauna, le lagune e gli scanni (isolotti di recente formazione, dovuti ai detriti del fiume).
Su queste dune probabilmente si insediarono intorno al 1000 a.C. i primi popoli: i Veneti. Poi il territorio rimase legato alle vicende di Adria, condizionato soprattutto dalle bonifiche e dagli interventi prima degli Etruschi e dei Greci, poi dai Romani, che sulle dune costruiscono la nuova via Popilia, strada consolare, più sicura dalle inondazioni perché più elevata.
All'altezza del nostro territorio si trovava la "mansio" VII Maria (forse in località Malpiera), una delle tante stazioni lungo la via che portava ad Altino.
Durante il medioevo la località continuò a dipendere dalla contea del vescovo di Adria col nome di Ostium Carbonaire, compresa tra il Tartaro e il Padus che allora sfociava in mare molto più a sud con i due rami di Primaro e di Volano.
Nel XII secolo con la rotta di Ficarolo il Po sconvolse profondamente la sistemazione del territorio, spostando il corso principale più a nord, aprendosi un varco tra le dune fino ad occupare il ramo di Levante, Tramontana e Scirocco. In questi secoli del basso medioevo la zona passò sotto il dominio della Repubblica di Venezia e dipendeva amministrativamente dal castello di Loreo. Sorsero allora le Comunità di Donada e Contarina, due centri sviluppatesi intorno alle proprietà dei nobili veneziani Donà e Contarini che insieme ai Cappello, ai Pisani, ai Pesaro e ad altri avevano ottenuto la concessione di questi territori dopo la caduta dell'impero di Bisanzio e ne avevano curato la bonifica, la costruzione delle loro dimore padronali e dei relativi oratori.

All'inizio del 1600 col taglio e la deviazione verso sud del corso del Po, voluto dalla Serenissima per impedire l'interramento della laguna, iniziarono i grandi lavori di scavo del nuovo alveo e le due comunità si rafforzano fino a crescere tanto che il vescovo di Chioggia, da cui ormai dipendevano, le dovette erigere a parrocchie indipendenti da Loreo: Contarina nel 1665, Donada nel 1680. I due paesi resisi autonomi religiosamente da Loreo, continuarono la loro vita separati, sotto il giuspatronato dei rispettivi nobili. A Donada erano unite le frazioni di Ca' Cappello, Cao Marina e Porto Levante; la comunità si sviluppò notevolmente, favorita anche dai traffici fluviali e nel 1806 ebbe anche l'autonomia amministrativa; nel 1862 la sede fu spostata dalla piazza vecchia nell'attuale centro dove era sorta la nuova chiesa, consacrata nel 1858.

Contarina continuò ad avere il centro religioso, politico ed economico attorno alla Chiesa di S. Bartolomeo e alla villa Contarini, poi passata ai Nicoletti e quindi ai Carrer.
Dopo il trattato di Campoformido (1779) e il congresso di Vienna (1815) Donada e Contarina subirono le vicende del territorio della Serenissima e fecero parte dell'impero austriaco.
In tale periodo però si sviluppò l'agricoltura e la bonifica con l'introduzione anche di macchine per idrovie e iniziò anche un processo di industrializzazione, sopratutto con la costruzione di molte fornaci per laterizi.
Intanto i due Comuni, ormai completamente autonomi e separati, continuarono il loro sviluppo anche dopo l'annessione al regno di Italia: furono realizzate due grandi opere di sistemazione territoriale. Prima furono attuati i lavori dello scavo del Collettore Padano-Polesano (1895), poi la costruzione della porte vinciane a Volta Grimana (1923).


Nel 1928 Donada e Contarina furono unificate in un solo Comune per l'intervento dell'illustre Ammiraglio L. Arcangeli, che voleva farne un grosso centro nel cuore del delta; prese il nome prima di Taglio di Porto Viro, poi solo Porto Viro. Si ebbe allora un nuovo impulso verso lo sviluppo: furono tracciate nuove strade di collegamento tra due i centri e fu costruito il nuovo municipio nella grande piazza della Repubblica, esattamente a metà tra Contarina e Donada.
L'esperienza positiva però durò un decennio e alla fine del 1937 i due Comuni furono di nuovo divisi da decreto regio e in ciò non è da escludere l'intervento di Adria preoccupata della forza che stava acquistando Porto Viro.
Poi ci fu la guerra che costò morti, distruzioni e divisione, ma la calamità più grave si verificò nel 1951 con l'alluvione: essa segnò l'inizio di una profonda crisi economica e di una massiccia emigrazione che ridusse notevolmente la popolazione locale.
Sembrava inoltre, in quegli anni che il ritrovamento di grossi giacimenti di metano nel sottosuolo del delta, potesse essere occasione di sviluppo.
Purtroppo l'estrazione metanifera provocò un forte abbassamento del suolo, dissestando tutta la bonifica e compromettendo la sicurezza idraulica della zona, in misura tale che fu decisa la chiusura di tutte le attività estrattive.

Nonostante ciò, seppur lentamente ma in modo costante, la ripresa ci fu: si costruirono i ponti, il nuovo tracciato della Romea e quindi lo Zuccherificio Eridania, i cantieri navali Visentini, l'ospedale e una fitta rete di imprese minori sia commerciali che artigianali, tra cui molte nel settore tessile. Resta legittima l'attesa che si consolidi la navigabilità sul Po di Levante che unitamente al settore turistico rappresenta la scommessa di sviluppo dell'intero territorio.
Il 1° gennaio 1995, segno di nuova speranza e di voglia di sviluppo, le forze politiche ed economiche hanno fatto risorgere Porto Viro, un unico comune che unisce i due paesi di Contarina e Donada, facendone il terzo centro della provincia di Rovigo.

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